L’ARCICONFRATERNITA

E LE OPERE SOCIALI 

“[…]Nel giorno della Sacra Famiglia avvi la vestizione di sette poveri, con altre limosine la domenica infra ottava di Ognissanti[…]”    

“[…]Oltre a queste opere di Pietà, l’impegno di essa [Congrega] è rivolto alla associazione dei cadaveri senza veruna ricompensa, se non volontaria degli eredi; mancando altri fanno quegli [i Confratelli] la carità di accollare i cadaveri dentro e fuori la Città, e questo per loro istituzione e fondazione[…]”                             

                                                                                         dal Bocache

      Le Confraternite sono sempre state presenti nel creare centri, occasioni e modi di preghiera popolare nella devozione dei propri carismi, ma si sono anche dimostrate attive nel servizio alla comunità, immerse nel contesto sociale dei tempi, operanti nell’alleviare cristianamente bisogni e sofferenze.

      Questi Secolari sodalizi, caso unico nella storia del laicato cattolico, hanno durevolmente resistito nel tempo sia per la provvidenziale conservazione delle chiese patronali che nei secoli hanno continuato a riunire nella riflessione e nella preghiera comune i Confratelli, sia per il tipo di sentimento religioso e sociale che ha da sempre ha animato l’opera delle Confraternite costituendone la colonna portante.

      Naturalmente la consistenza numerica, la partecipazione attiva e la disponibilità dei confratelli non è stata costante nei secoli e, soprattutto nel secondo dopoguerra, si è verificato un progressivo abbandono del sodalizio, con ricambio generazionale minimo.

      Questo fenomeno raggiungeva la sua massima espressione nei primi anni ’70, quando la sopravvivenza della Arciconfraternita e delle sue tradizioni di culto rimase affidata ad un pugno di confratelli volenterosi e capaci.

      Fu in questi anni che Giacinto Luciani, confratello di fede salda di intelligenza non comune, intuì che la sopravvivenza della Arciconfraternita era legata indissolubilmente alla riscoperta dei valori di solidarietà e di presenza cristiana nel sociale.

      Presero così le mosse timide iniziative di sostegno agli anziani ed alle famiglie più deboli, iniziative che negli anni si sono sviluppate e consolidate.

      La sede della Arciconfraternita iniziò a popolarsi di giovani che sulla intuizione di Giacinto Luciani seppero dare vita ad modo di essere confratelli nuovo ed allo stesso tempo antico. Interventi inizialmente episodici e frammentari, come la distribuzione di pacchi alimentari per i meno abbienti, sono diventati da alcuni anni un impegno costante, anche grazie alla iscrizione del Sodalizio al Banco Alimentare.

      La disponibilità come assistenza sociale e sostegno, non solo materiale, dei portatori di disagio sociale, la presenza reale con uomini e mezzi di sopravvivenza sullo scenario di guerre, alluvioni, terremoti, hanno fatto della Arciconfraternita “San Filippo Neri” un punto di riferimento nel tessuto sociale della nostra cittadina.

      La Arciconfraternita si è così ricollocata nel presente, assumendosi il proprio ruolo storico di apostolato con fatti che giustificano e che dimostrano, oggi come nei secoli passati la validità spirituale e sociale di tale forma di aggregazione laicale.

      Presenza cristiana, carità e sostegno devono essere il nostro vero abito di sempre, un abito ispirato ai modelli storici dove i colori possono dimostrare un modo di essere confraternita, ma con una stoffa nuova, la stoffa che rappresenta l’aggiornamento del nostro essere nel sistema e nella struttura socioeconomica nella quale viviamo.

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